Ciao! Ti presento Sandra Catarsi Dietista Team Edera

Ciao Sandra, perché  hai deciso di diventare Dietista ?

Con buona pace di Marcel Proust , è sufficiente un lieve e delicato profumo , un gesto, un colore, un oggetto  per aprire la porta alla memoria , in quel preciso momento il ricordo celato si svela all’intelletto in tutta la sua potenza, in un breve istante i sensi diventano consapevolezza e comprensione.  

Ecco, la tua domanda Annalisa, mi ha letteralmente catapultato nella cucina della mia infanzia, davanti a me bambina mia Madre che con una pazienza certosina sta preparando il minestrone per la cena. Quel suo suddividere le singole verdure, scelte con cura nel negozietto sotto casa dopo aver scambiato complici informazioni con la “verduraia”, unica garante della qualità certa di quella materia prima nata  col sudore della fronte , quel tagliare artigianale,  lento, quasi ossessivo ma necessario per creare cubetti perfetti, colorati e protetti all’interno della zuppiera del servizio buono come se fossero piccoli coriandoli.

La scelta accurata della pentola in terracotta che esalterà gli aromi che si sprigioneranno da una lunga e lenta cottura con il giusto scambio di calore e umidità custode delle proprietà nutritive e che avrà cura del benessere dei beati fruitori.

Il rumore rilassante dell’acqua che bolle sul fuoco in attesa di diventare un ottimo brodo vegetale da aggiungere piano piano al minestrone che lentamente prende forma come un’opera d’arte.

Il vapore si è divertito a disegnare forme imprecise sui vetri della stanza, fuori fa freddo ma il calore di quei gesti scalda il cuore e il pensiero. Mi incanto davanti a quell’armonia di forme e colori e respiro la pace e la serenità di  quel ricordo. Sai Annalisa credo che grazie a momenti di vita quotidiana come questi, ho realizzato l’idea che la “terapia del cibo” si prende cura dell’individuo, della sua unicità, del suo sentire e del suo pensare ed io voglio far parte di quel progetto creativo…….

Qual è la cosa più importante che ti ha insegnato il tuo lavoro? Come ti ha cambiata?

Il rispetto è sicuramente il primo pensiero che la tua domanda, Sara , mi evoca. Non è un caso che si è soliti utilizzare l’espressione “ nutrire rispetto”, nutrire nel significato di fornire le sostanze necessarie alla vita , rispetto nel significato di guardare in-dietro.

Quando accogliamo una persona nel nostro studio siamo proiettati all’azione, per creare un movimento verso un obiettivo. Questo spostamento in avanti è possibile solo se siamo capaci di guardare dietro,  di abbandonare la nostra corsa , la nostra prospettiva e volgere lo sguardo a chi sta dietro quella richiesta di aiuto, a quel corpo che dice cose che le parole non osano nemmeno sussurrare, a quell’impalcatura di sentimenti e pensieri che dobbiamo stare attenti a non profanare, a quell’intimità che ci viene svelata nella dignità del pudore.

Nelle relazioni umane nulla è statico, tutto è mutamento e inevitabilmente tutti gli attori coinvolti nel movimento tendono a cambiare. Al di là di un giudizio qualitativo, che non sta certo a me esprimere, il mio lavoro ha stimolato due caratteristiche specifiche che non ritenevo di possedere: la curiosità e la creatività. La prima per me rappresenta l’impulso alla crescita personale, è ciò che quotidianamente rinnova l’entusiasmo nei confronti della conoscenza. E’ come quando hai sete, l’acqua che bevi non ti basta mai….

La seconda, la creatività sembra essere innata nel bambino ma quando si diventa adulti va ricercata e quando la trovi praticamente incontri te stesso, scopri quello che gli altri non sanno di te. Passiamo la vita molto prossimi a noi stessi ma in pochi momenti sentiamo veramente la nostra essenza, la creatività facilita il contatto con la parte più vera di noi.

Chi ti conosce apprezza la tua mente arguta e analitica , sai coinvolgere gli altri con il tuo ingegno e la tua passione e professionalità,  sei come una fonte d’acqua a cui gli altri possono attingere. Nel tuo lavoro metti molta energia  personalizzando interventi terapeutici  per favorire il benessere e la salute dei tuoi pazienti. Quanto è importante nella tua professione  la condivisione e la sinergia con altre figure professionali?

Grazie Giulia per questa domanda: con-dividere è una delle parole più belle della lingua italiana, il suo significato indica il possedere qualcosa insieme, il partecipare insieme ma anche offrire del proprio agli altri, quindi nel suo esplicitarsi contiene contemporaneamente l’Io e il Noi.

L’azione combinata e contemporanea, la sinergia appunto, è l’essenza della collaborazione tra più elementi per il raggiungimento di uno stesso obiettivo, nella consapevolezza condivisa che il risultato sarà maggiore e migliore non dalla semplice somma delle singole parti ma dalla loro forte e potente cooperazione.

Le professioni d’ aiuto si alimentano non solo di competenze tecniche ma anche e soprattutto di abilità sociali e di energie psichiche: il lavoro in team, per sua natura, permette tra i tanti vantaggi, la condivisione di conoscenze, capacità e competenze ma anche di forze psichiche complesse molto potenti.

La tensione d’insieme, la partecipazione comune ad un progetto è un’ esperienza che crea fratellanza e permette diversi punti di vista , pertanto risulta più ricca, feconda di criterio, saggezza, buonsenso e di emozioni esprimenti, informanti.

Grazie Annalisa, Sara, Giulia!

T E A M   E D E R A

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